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    LA SECONDA VITA DEI RIFIUTI EDILIZI

    2 Dicembre 2020

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    Essere sostenibili anche nell' "anima"

    Anche se la Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti è terminata già da qualche giorno, la nostra anima green ha ancora qualcosa da dirvi sull’argomento.

    Dopo averti consigliato 12 buone abitudini su come ridurre gli sprechi e avervi parlato di come potrebbe essere possibile ripulire le acque, vorremmo attirare ora la tua attenzione sul RIUTILIZZO. Al giorno d’oggi vengono riciclati moltissimi materiali, tra cui la plastica, la gomma, il vetro, il legno, vecchie membrane bituminose, fibre tessili, carta, cartone e molto altro.

    Ma ti sei mai chiesto dove vanno a finire tutti i rifiuti che derivano dalla demolizione di edifici e costruzioni e se in qualche modo sia possibile riciclarli?

    Bene… oggi ti parliamo proprio del riuso dei materiali edilizi!

     

    Sono moltissimi i materiali che, una volta arrivati al termine del proprio ciclo di vita, vengono destinati al riciclo e al riutilizzo. Non ci riferiamo solamente ai "classici” carta, vetro, plastica presenti nella nostra quotidiana, e ormai abitudinaria, differenziazione. 

    No, questa volta entriamo proprio dentro l'anima degli edifici.

    In Italia, circa un terzo dei rifiuti prodotti arriva proprio dal settore edile. E si, sono dei rifiuti alquanto ingombranti. Ma non spaventatevi. Utilizzarli e impiegarli in nuove costruzioni è diventata una possibilità reale e concreta!

    La ricerca attuale è sempre più orientata a sviluppare soluzioni innovative ed efficaci.

    Si concentra principalmente nello studiare nuove strategie volte a recuperare materiali provenienti da attività di demolizione e a reimpiegarli nel settore stesso delle costruzioni, evitando così di smaltire questi scarti in altro modo, specie nelle discariche.

    Tuttavia lo smaltimento dei rifiuti edili in discarica è la scelta meno sostenibile, eppure rimane ancora oggi la più seguita. Il recupero dei rifiuti edili è ancora poco diffuso in Italia e non si è ancora radicato tanto da diventare una vera pratica sociale.

     

    Lo smaltimento e il riciclo dei materiali da costruzione rimane una problematica molto pressante. La normativa italiana definisce con precisione la quantità di materiale che può essere recuperata e riciclata, l’origine dei rifiuti riciclabili e le loro caratteristiche e l’iter che deve essere rispettato per trasformare gli scarti in nuove risorse. Mentre la fase finale del recupero dei materiali edili comporta una serie di trattamenti diversi, in base alla loro natura ed origine, al fine di renderli adatti ad essere riciclati e riutilizzati.

    Buoni risultati si potrebbero ottenere fin all’inizio della catena di recupero se questi rifiuti fossero omogenei, ossia fossero separati per frazioni omogenee orientate verso il riciclo dei materiali stessi. Cosa raggiungibile solo seguendo una logica di demolizione selettiva, appunto. In questo modo si faciliterebbe il riutilizzo del materiale nello stesso campo edilizio e si ridurrebbero i costi e le difficoltà delle fasi successive del riciclo.

    Nonostante l’aiuto dato dal Protocollo UE per la gestione dei rifiuti da costruzione e demolizione (Ref. Ares 2016, 6914779 - 12/12/2016) che mette a disposizione una guida con le indicazioni  necessarie per poter effettuare la demolizione in modo selettivo, nel settore edile questa è una richiesta non da poco poiché gli scarti delle demolizioni sono sempre molto disomogenei.

    Nel 2017 Legambiente aveva dato una fotografia della situazione sull’uso dei materiali riciclati con il Rapporto dell’Osservatorio Recycle, con l’obiettivo di raccontare e di approfondire i cambiamenti derivanti dall’utilizzo di materiali riciclati anche in ambito edile, sotto la spinta della Direttiva 2008/98/CE. 

     

    Nella costruzione di un edificio si devono tener presenti tre risorse: materiali, energia, acqua. E va considerato poi che i processi di utilizzo e di logorio di queste risorse materiali (in fase di estrazione, lavorazione, trasporto, costruzione, eliminazione) creano danni ambientali come il surriscaldamento globale, l’inquinamento, la riduzione di risorse naturali, la produzione di rifiuti e, non ultimo, problemi alla salute. 

    Con l’espandersi della sensibilizzazione mondiale sui temi ambientali, lo sviluppo tecnologico si è sempre più orientato verso lavorazioni efficienti che garantiscono ottimi risultati in termini di prestazioni dei materiali ottenuti che comporterebbero anche un notevole risparmio energetico. 

    Al giorno d’oggi gli esempi di edifici in cui si sono utilizzati materiali che da rifiuti sono diventati nuovi prodotti sono in costante aumento.

     

     

     

    In Italia, lo stadio della Juventus, inaugurato a Torino nel 2011, è un vero e proprio esempio di edificio ‘riciclato’. Nella sua realizzazione sono stati recuperati e reimpiegati molti dei materiali ricavati dallo smantellamento del vecchio stadio Delle Alpi: 40mila metri cubi di calcestruzzo, frantumati ed utilizzati come sottofondo, 5mila tonnellate di acciaio appositamente ritrattato, 2mila metri quadrati di vetro, 300 tonnellate di alluminio. Al riuso di materiale è stata affiancata poi tutta una serie di soluzioni per il risparmio energetico, l’utilizzo di fonti rinnovabili e la riduzione dello spreco di acqua. Uno stadio green a tutti gli effetti!

    E che dire poi del complesso residenziale Casanova EA8 a Bolzano, composto da 85 unità residenziali suddivise in tre blocchi compatti, che vanta il 20% del contenuto dei laterizi proveniente da materiale riciclato e di recupero.

     

    Anche in Europa i sistemi sostenibili adottati per il lo smaltimento e il riciclo di scarti edilizi sta diventando una pratica sempre più frequente che favorisce la sostenibilità e riduce l’impatto ambientale degli edifici. 

    Ad esempio la tecnologia REBRICK, progettata e brevettata dall'azienda danese Gamle Mursten,  mira a una gestione più efficiente dei rifiuti da demolizione e si basa sulla pulizia automatica di calcestruzzo e cemento dei vecchi mattoni. Questi possono essere così riutilizzati per attività di costruzione invece che venir sgretolati all'interno di aggregati misti.

    Oltreoceano, un ottimo esempio di edilizia bio sostenibile può considerarsi una Big Dig House di Lexington, nel Massachusetts, progettata e costruita con materiale di riciclo in ogni sua sezione. L’edificio è frutto di un progetto di altissimo design che rappresenta in pieno la sua vocazione al riuso e alla riqualificazione di materiali di scarto. Ci credi se ti diciamo che la sua anima di cemento e acciaio è fatta con scarti provenienti dallo smantellamento di un’autostrada?!

     

    Com’è intuibile, l’obiettivo primario rimane quello di rendere l’ecosistema edilizio adatto a realizzare un rinnovamento sostenibile, basato non solo su soluzioni alternative e sull’uso e il riutilizzo di materiali riciclati, ma anche sull’integrazione di soluzioni basate sulla natura.

    Il settore delle costruzioni ha un ruolo fondamentale per il futuro dell’Italia a emissioni zero e sostenibile e ci auguriamo si prosegua sempre più verso una revisione completa dei modi di costruire, abitare e vivere nelle nostre città, evitando sprechi e riciclando dove possibile.

     

    Ci siamo oramai abituati a vedere abiti, gioielli, utensili ed elementi di arredo progettati a partire da prodotti di scarto. Ma se nel campo del design questo trend è sempre più in voga, c’è ancora molto da fare sul fronte edilizio. Nonostante idee e progetti non manchino, l’edilizia è uno dei settori più inquinanti e problematici, dove servono dei precisi e rigorosi regolamenti per garantire sicurezza e resistenza delle strutture. Per questo il recupero e riuso dei rifiuti edilizi fatica ad affermarsi definitivamente.

     

    Cosa ne pensi? Credi sia possibile che il futuro dell’edilizia possa spingersi verso un recupero diffuso di materiale già utilizzato per dare nuove forme di benessere ai cittadini, rendere vantaggiosa la tutela del paesaggio e la salvaguardia ambientale?

     

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