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    DAL NGEU AL PNRR

    6 ottobre 2021

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    A che punto è l’Italia?

    I prossimi mesi sono a dir poco cruciali per il futuro dell’Italia. Il 31 dicembre 2021 rappresenta infatti la data di scadenza entro la quale dobbiamo aver centrato tutti gli obiettivi del PNRR concordati con la Commissione Europea per quest’anno. Il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha affermato in diverse occasioni che siamo perfettamente nei tempi. Ma è davvero così? In realtà in questo momento gli obiettivi centrati sono 13 su 51, ma è ancora presto per trarre le conclusioni. Quel che sappiamo con certezza è che i primi 25 miliardi di prefinanziamento sono già stati erogati e che per ricevere le prossime somme dobbiamo rispettare pedissequamente il programma di riforme.

     

    A questo punto è opportuno fare un piccolo passo indietro ed inquadrare il momento storico nel quale nasce questo strumento finanziario: la fase “più calda” della pandemia da covid-19. È in questo contesto che l’Unione Europea ha deciso di dare una risposta decisa e lungimirante, reagendo in maniera proattiva alla crisi, vista come opportunità per porre le basi per un futuro più sostenibile, equo ed inclusivo.

     

    Per sostenere ed orientare gli Stati in questo processo di transizione, la Commissione Europea ha introdotto il NextGenerationEU o NGEU.

    Cos’è il NGEU?

    È il Piano europeo per la ripresa, ma non solo! Si tratta di un insieme di riforme, attraverso le quali i paesi europei dovranno uscire dalla pandemia più forti di prima.

    I fondi stanziati sono quasi 800 miliardi di euro e serviranno per:

    - accelerare la transizione ecologica e digitale

    - migliorare la formazione di lavoratrici e lavoratori

    - garantire una maggiore equità di genere, territoriale e generazionale

     

    Il NGEU si struttura principalmente in due strumenti: il REACT-EU e il Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza, ovvero il RRF.

    Il primo ha un orizzonte temporale breve (2021- 2022), utile appunto per sostenere gli stati nella fase iniziale di rilancio delle loro economie.

    Il secondo, invece, dura sei anni (dal 2021 al 2026) e costituisce lo strumento più corposo dal punto di vista delle risorse disponibili, che ammontano a 672,5 miliardi di euro, dei quali 312,5 sotto forma di sovvenzioni e 360 di prestiti a tassi agevolati.

     

    Come si accede alle risorse del NGEU?

    Gli stati devono presentare un pacchetto di riforme ed investimenti, che comprenda 6 aree politiche di intervento e 16 azioni strategiche.

     

     

     

     

    La buona notizia è che l’Italia è la prima beneficiaria in valore assoluto delle risorse introdotte con il NGEU. Purtroppo, però, c’è anche una cattiva notizia: analizzando i dati è evidente che siamo stati il Paese europeo maggiormente colpito dagli effetti della pandemia.

    Nonostante l’Italia sia stata il primo Stato europeo ad imporre il lockdown, infatti, ha registrato più di 130.000 decessi. Come se non bastasse nel 2020 il PIL italiano è calato dell’8,9%, mentre la media europea per lo stesso anno è stata -6,2%.

    La crisi si è abbattuta su un Paese che già presentava evidenti criticità dal punto di vista economico, sociale ed ambientale. Negli ultimi 15 anni, infatti, la percentuale di poveri (sul totale della popolazione) era triplicata, passando dal 3,3% del 2015 al 9,4% del 2020. A questo bisogna aggiungere il più alto tasso di NEET (giovani inoccupati, che non cercano lavoro e non frequentano percorsi di formazione) d’Europa.

    Inoltre, l’Italia è un Paese altamente vulnerabile ai cambiamenti climatici: secondo l’ISPRA nel 2017 il 12,6% della popolazione viveva in zone ad elevato rischio di dissesto idrogeologico. Il quadro è poi aggravato dalla scarsa efficienza del sistema produttivo, che fatica a restare al passo con il resto dei paesi europei, soprattutto per quanto riguarda il mancato sfruttamento delle opportunità legate alla rivoluzione digitale.

     

     

     

    Perché siamo così indietro sul tema della digitalizzazione?

    Probabilmente, gioca un ruolo preponderante il fatto che il tessuto produttivo italiano è composto prevalentemente da PMI, con una scarsa attitudine all’innovazione. Spostandosi sul settore pubblico, però, ci si rende conto che la situazione non migliora. Basti pensare che prima della pandemia solo l’1,1% dei dipendenti pubblici aveva fatto esperienza dello smart working! Questo dato non deve sorprenderci, considerato che negli ultimi vent’anni, in Italia gli investimenti pubblici e privati sono aumentati solo del 66%, contro una media europea del 118%.

    Infine, pesa negativamente anche l’eccessiva lentezza nell’attuare riforme strutturali, alla quale si aggiungono le elevate barriere di ingresso nel mercato (soprattutto in alcuni settori) e la carenza di infrastrutture adeguate.

    Ecco perché il NGEU rappresenta l’occasione perfetta per costruire una nuova Italia, più connessa, più competitiva, più equa e più sostenibile. È proprio da queste premesse che ha preso forma il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ovvero il PNRR. Le ambiziose sfide per il nostro paese sono: innovare la pubblica amministrazione, rafforzare i sistemi produttivi ed eliminare povertà, esclusione sociale e disuguaglianze.

    Per farlo occorre investire sui tre principali assi strategici:

    1. digitalizzazione e innovazione

    2. transizione ecologica

    3. inclusione sociale

     

     

    1. DIGITALIZZAZIONE E INNOVAZIONE

     

    Per costruire una nuova Italia bisogna innanzitutto recuperare il gap digitale con gli altri Stati.

    Digitalizzazione e innovazione rappresentano una conditio sine qua non per aprire la strada al cambiamento e all’attuazione di tutte le riforme necessarie per rilanciare il Paese. A tal proposito occorre investire sull’educazione digitale, rafforzando le conoscenze e le competenze di cittadini, imprese ed enti pubblici, ma anche sulle infrastrutture e sulla diffusione di innovazioni di processi, prodotti e servizi. Tutto questo si traduce in un miglioramento della capacità competitiva e in una maggiore resilienza, tanto nazionale quanto europea.

     

     

    2. TRANSIZIONE ECOLOGICA

     

    Per quanto riguarda il secondo asse strategico, ovvero la transizione ecologica potremmo scrivere un articolo a parte (e probabilmente lo faremo), giacché rappresenta una delle sfide più importanti del XXI secolo! La crisi climatica in atto, infatti, è di gran lunga più preoccupante della crisi pandemica e i suoi effetti sul pianeta possono diventare drammatici ed irreversibili. Ecco perché sia l’ONU che l’Unione Europea ci spingono ad un cambio di rotta nei nostri modelli economici. Gli obiettivi da perseguire in questo senso sono la riduzione delle emissioni inquinanti, la prevenzione e il contrasto del dissesto territoriale e l’abbattimento dell’impatto antropico. La posta in gioco è altissima: rimandare questi cambiamenti potrebbe danneggiare irreparabilmente gli ecosistemi del pianeta, consegnando un mondo “mutilato” alle future generazioni. La buona notizia è che la rivoluzione verde offre numerosissime opportunità di business e di impiego.

     

     

    3. INCLUSIONE SOCIALE

     

    L’obiettivo in questo senso è garantire la piena inclusione, migliorando la coesione sociale, favorendo la crescita economica e il superamento delle disuguaglianze territoriali, di genere ed economiche. I giovani e le donne saranno al centro di queste politiche, che puntano a valorizzarli e ad accrescere le loro competenze, supportandoli nella loro realizzazione professionale e lavorativa.  Nell’Italia dei prossimi anni nessuno dovrà essere discriminato e nessun territorio si sentirà subalterno!

     

    L’altro aspetto fondamentale è che ci sono una serie di principi trasversali da rispettare per qualsiasi intervento finanziato nell’ambito del Piano:

    • Non causare danni ambientali
    • Tracciare gli effetti su clima e digitalizzazione
    • Equità di genere
    • Valorizzazione e nuove opportunità per i giovani
    • Riduzione dei divari territoriali

     

    Cosa prevede dunque il PNRR?

    Il PNRR include 134 investimenti e 63 riforme, per un totale di 197 misure ripartite sulle 6 missioni come evidenziato nel seguente grafico:

     

     

     

     

     

    1. Transizione digitale

    Obiettivo: Promuovere e sostenere la trasformazione digitale del Paese e l’innovazione del sistema produttivo e investire in due settori chiave per l’Italia: turismo e cultura

    Azioni strategiche:

    • digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella pubblica amministrazione
    • digitalizzazione, innovazione e competitività nel sistema produttivo
    • turismo e cultura 4.0

     

     

    2. Transizione verde

    Obiettivo: Migliorare la sostenibilità e la resilienza del sistema economico assicurando una transizione equa e inclusiva

    Azioni strategiche:

    • agricoltura sostenibile ed economia circolare
    • transizione energetica
    • efficienza energetica e riqualificazione degli edifici
    • tutela del territorio e della risorsa idrica

     

    3. Infrastrutture per la mobilità sostenibile

    Obiettivo: Sviluppo razionale di una infrastruttura di trasporto moderna sostenibile ed estesa a tutte le aree del Paese

    Azioni strategiche:

    • rete ferroviaria ad alta velocità/capacità
    • intermodalità e logistica integrata

     

    4. Istruzione e ricerca

    Obiettivo: Rafforzare il sistema educativo, le competenze digitali e STEM, la ricerca e il trasferimento tecnologico

    Azioni strategiche:

    • potenziamento dell’offerta dei servizi di istruzione: dagli asili nido alle università
    • dalla ricerca all’impresa

     

    5. Inclusione e coesione

    Obiettivo: Facilitare la partecipazione al mercato del lavoro, anche attraverso la formazione, e rafforzare le politiche attive del lavoro; favorire l’inclusione sociale

    Azioni strategiche:

    • politiche per il lavoro
    • infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore
    • interventi speciali per la coesione territoriale

     

    6. Salute e resilienza

    Obiettivo: Rafforzare la prevenzione e i servizi sanitari sul territorio, modernizzare e digitalizzare il sistema sanitario e garantire equità di accesso alle cure

    Azioni strategiche:

    • reti di prossimità. Strutture e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale
    • innovazione, ricerca e digitalizzazione del servizio sanitario nazionale

     

     

    ll grafico che segue mostra la ripartizione delle risorse finanziarie tra le varie missioni:

     

     

     

    Se ti interessa approfondire il PNRR, qui trovi il testo completo.

    Secondo te riusciremo a realizzare questo ambizioso piano di riforme?!

    Per il momento le riforme approvate nel 2021 sono otto su ventisette, mentre gli investimenti realizzati sono cinque su ventiquattro. Abbiamo tempo fino al 31 dicembre per realizzare gli altri 28 obiettivi e ricevere tutti fondi europei. Speriamo di riuscire a sfruttare al meglio questa opportunità!

    Dal canto nostro, l’unica cosa che possiamo fare è informarci, studiare e promuovere l’innovazione, impegnandoci a ridurre il nostro impatto sull’ambiente e a sviluppare una mentalità aperta all’innovazione ed inclusiva.

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