24 Febbraio 2021
Eccoci tornati ancora una volta per svelarti una nuova curiosità su quanto sta accadendo nel mondo dei Live.
Di come il mondo dello spettacolo stia reagendo alla totale assenza di eventi dal vivo oramai da un anno intero, te ne abbiamo parlato in due occasioni.
Il repentino adattamento al digitale ha aperto nuove opportunità sia per la musica che per il cinema e la crescita degli eventi in live streaming (qui il nostro articolo) è stata esponenziale, guadagnando oltre il 10% in sei mesi. Basti pensare che il numero di spettatori in streaming di musica dal vivo sta aumentando del 28,6% anno dopo anno. Sempre secondo le statiche, in particolare quelle americane e inglesi, sembra che il popolo dei Live, in occasione del prolungato digiuno, in questi ultimi mesi abbia incrementato la propria collezione di vinili, superando persino le vendite record dei primi anni ’90.
In Europa, alcuni organizzatori di eventi, in collaborazione con team medico-scientifici, hanno eseguito esperimenti piloti su concerti indoor (qui il nostro articolo) per scovare una soluzione al ritorno del pubblico dal vivo.
Nonostante sia ancora tutto molto incerto sul quando e come ripartirà il settore, con previsioni tutt’altro che ottimiste, è confortante sapere che non tutti se ne stanno con le mani in mano e si continui a pensare a delle soluzioni alternative per far convivere in maniera sicura Live e virus!
Da parte loro, anche alcuni artisti stessi c’hanno messo del loro impegnandosi in prima persona.
Scopriamo assieme due curiose iniziative messe in atto nel 2020 durante la pandemia!
Concerto dei Flaminio Lips al Criterion, Oklahoma City – U.S.
Stravagante è sicuramente stata l’esecuzione dei Flaming Lips in occasione del Late Show di Stephen Colbert poco dopo la fine del primo lockdown, a giugno 2020. I componenti della band, invece di suonare ognuno nella rispettiva abitazione ed entrare nel cuore dei fan attraverso un live streaming, come ci si era oramai abituati, si sono esibiti davanti a un pubblico in carne e ossa! Come? Ogni individuo, band e spettatori, era racchiuso dentro una singola bolla di plastica trasparente… batterista compreso! I Flaming Lips sono una band psych-rock, fondata nei primi anni ’80, già nota per i loro esperimenti di registrazione e gli esuberanti spettacoli dal vivo. In realtà, la bubble era già comparsa durante i loro live, usata dal frontman per rotolarsi sul pubblico. Compare anche nel videoclip di "Flowers of Neptune 6", nel quale il cantante Wayne Coyne si aggira per desolate lande in fiamme, avvolto nella bandiera americana al riparo dentro la bolla.
Sta di fatto che per la prima volta, al Late Show anche i fan vengono chiusi dentro le bolle. E la cosa sembrava talmente divertire e funzionare (“Safety, safety, safety. But fun too!” ha affermato Wayne) che qualche mese dopo, i Flaming Lips decidono di replicarla durante un paio di concerti simili a Oklahoma City. Ma non si trattava di semplici bolle. All’interno di ognuna di esse era presente un altoparlante supplementare ad alta frequenza (che aiutava a evitare che il suono fosse ovattato), una bottiglia d'acqua, un ventilatore a batteria, un asciugamano e un cartello "Devo andare a fare pipì / caldo qui”. Assurdo! "È un evento molto limitato e strano", ha dichiarato Wayne alla rivista Rolling Stone. ”Penso che sia un po' una nuova normalità. Potresti andare a uno spettacolo, potresti non farlo, ma penso che saremo in grado di sistemare le cose!”. Se volete saperne di più, andate a curiosare nell’account IG della band o in quello del frontman Wayne Coyne. Oppure sull’account TW di Nathan Poppe, il cameraman che ha documentato la preparazione dello spettacolo.
Ovviamente molti hanno avuto da ridire sulla sicurezza delle singole bolle di plastica, mettendo in dubbio in primo luogo il riciclo d’aria all’interno della bolla. Ma se ciascuna delle bolle "avesse una fornitura d'aria filtrata in modo bidirezionale", ha detto il Dr. Eric Cioe-Peña, direttore della salute globale presso Northwell Health a New Hyde Park, N.Y., "ciò impedirebbe efficacemente la trasmissione del virus tra bolle”.
Diciamocelo: è una soluzione un pò estrema… ma quanto meno originale!
foto dello schizzo pubblicata da Mr. Coyne su Instagram
Rimanendo sempre in tema di riciclo dell’aria, il grande Brian May ha cercato una soluzione per far ripartire in sicurezza il mondo dello spettacolo. Non tutti sanno che il chitarrista dei Queen non è solamente un grande artista, ma è anche un astrofisico (ha collaborato anche con la NASA e l’ESA) e un esperto di fotografia stereoscopica. Ha messo da parte la sua chitarra per qualche giorno e si è recato al leggendario Apollo Theatre di Londra. All’inizio di dicembre sul suo profilo IG ha postato un video commentandolo cosi: “Mi avete chiesto perché stessi visitando il leggendario Apollo Theatre (l’ex Hammersmith Odeon). Bene, la risposta è: per salvare il Rock and Roll ovviamente! Una mattina mi sono svegliato con un'idea: un modo per provare a progettare un sistema per la gestione del flusso d'aria capace di rendere i teatri e le arene abbastanza sicuri in una situazione di pandemia, in modo da consentire lo svolgimento dei concerti così come li conoscevamo”. Assieme a un professore di Cambridge e a due massimi esperti di flussi d'aria dell'O2 Arena di Londra, ha avviato un progetto sperimentale all’Apollo Theatre per studiare un sistema di ventilazione e testare alcune teorie. All’interno dell’arena è stato installato un meccanismo capace di regolare il flusso d’aria per garantire a tutti i presenti, musicisti e spettatori, una condizione di sicurezza contro la diffusione del Covid-19. “Siamo agli inizi e ci sono grossi problemi da risolvere, ma se riusciamo anche solo in parte, potrebbe essere una mossa decisiva per salvare i concerti. […] La posta in gioco è alta. Bene, per adesso possiamo sognare” Attualmente non abbiamo ulteriori aggiornamenti sugli sviluppi successivi, ma teniamo orecchie e occhi aperti!
Le proposte di questi artisti non saranno probabilmente soluzione applicabili, economiche e sicure al 100%, ma sono pur sempre dei tentativi apprezzabili, specie dagli oltre 200mila lavoratori del settore che sono in gran parte “a chiamata”, e quindi scarsamente tutelati e protetti dalla normativa vigente.
Per rimanere sul pezzo, a un anno dai primi stop degli eventi live (febbraio 2020), KeepOn Live, Arci e Assomusica, cercano di riportare l’attenzione sulla paralisi del mondo della musica dal vivo riaccendendo le luci dei palchi di oltre 120 club italiani. Il 27 febbraio avrà luogo L’ultimo concerto?, un grande show in streaming che vede coinvolti oltre cinquanta artisti italiani impegnati in singoli concerti all’interno dei live club sparsi nel territorio nazionale. Tuttiponendosi la stessa domanda: “Ci sarà un ultimo concerto? O c'è già stato?”.
Non ci sono ancora notizie certe per quanto riguarda la ripresa vera e propria dei concerti. Cercando notizie sul web si viene rimbalzati tra i siti e le pagine degli organizzatori di eventi o in quelle dei templi della musica, dove l’unica e magra consolazione è veder riprogrammata (e non annullata definitivamente) la data del live.
È chiaro a tutti che ora come ora la vera ripresa del settore avverrà solamente dopo la distribuzione del vaccino, quando il rischio del contagio sarà riportato a zero o quasi.
E tu? Saresti disposto, costo del biglietto permettendo, a farti rinchiudere dentro una bolla pur di ritornare a ballare sotto un palco?
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