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    L'italiano e l'automobile

    21 aprile 2021

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    Una storia d'amore che volge al termine?

    Se dico “macchina” a cosa pensi?!

    Pur non essendo un indovino, sono pronto a scommettere che la prima cosa che ti viene in mente è l’automobile!

    Cosa c’è di strano?! Prima di rispondere, ti invito a cercare la definizione di “macchina” su un qualsiasi dizionario. 

    Se l’hai fatto, sicuramente avrai notato che con questo termine non ci si riferisce all’automobile, o meglio non solo! 

    La parola “macchina”, infatti, definisce qualsiasi “dispositivo o apparecchio costruito collegando opportunamente due o più elementi in modo che il moto relativo di questi trasmetta o anche amplifichi la forza umana o animale o forze naturali (come quelle prodotte dall’acqua e dal vento), compiendo operazioni predeterminate con risparmio di fatica o di tempo.” (Fonte: https://www.treccani.it/vocabolario/macchina/)

    Credo sia superfluo evidenziare il fatto che in questa definizione rientrino migliaia di dispositivi e macchinari, che nulla hanno a che fare con l’automobile.

    Eppure, quando si parla di “macchina” all’italiano viene in mente quest’ultima! Ti sei mai chiesto il perché?! Ti assicuro che nel resto del mondo non è così, infatti, i termini che traducono “macchina” in senso lato non sono sinonimi di “automobile” e anzi quasi sempre non la ricordano neanche lontamante!

    Il motivo di questo aspetto così emblematico ha radici storiche e culturali che risalgono al periodo del cosiddetto “miracolo economico italiano”, ovvero agli anni ’50 e ‘60. In quel momento storico l’Italia è stata attraversata da cambiamenti economici e sociali senza precedenti, che in poco tempo l’hanno portata a diventare una tra le maggiori potenze industriali al mondo! In quegli anni l’entusiasmo, l’ottimismo e la fiducia nel futuro la facevano da padrone e non è difficile intuire il perché. Finalmente si usciva dall’incubo della grande guerra e ci si poteva lasciare alle spalle tutto quello che essa aveva generato: crollo della produzione industriale, disoccupazione dilagante, città ridotte in macerie, ecc…

     

     

    A partire dalla fine degli anni ’50, l’economia italiana ha iniziato a registrare una crescita esponenziale. Pensa che il PIL italiano cresceva ogni anno del 6,3%, con tutto quello che ne derivava in termini di occupazione, tenore di vita ed aspettative.

    È stato allora che l’automobile ha iniziato ad affermarsi nella cultura popolare. Se inizialmente erano in pochi a potersela permettere, con il passare del tempo, è diventata il principale oggetto di desiderio degli italiani, trasformandosi in un vero e proprio “status symbol” del benessere, dell’emancipazione e della libertà. L’italiano si è letteralmente innamorato di questa invenzione, vista come il mezzo per accedere alla modernità, al punto che dal 1956 al 1965 le automobili in circolazione sono passate da 1 milione a 5 milioni! È bastato pochissimo tempo perché questo veicolo si posizionasse nella sua mente come LA MACCHINA per antonomasia! 

    Questa escalation è proseguita negli anni e oggi l’Italia è uno dei paesi più motorizzati al mondo, con una media di 65 automobili ogni 100 abitanti e tutto quello che ne consegue in termini di abitudini di spostamento, modelli di sviluppo urbano e salubrità dell’aria nelle città.

    I risultati sono sotto gli occhi di tutti: la maggior parte degli italiani preferisce spostarsi a bordo della propria automobile, quasi tutte le città sono state progettate a “misura di auto” e in molti casi si registrano preoccupanti livelli di inquinamento dell’aria. Come avrai intuito c’è ben poco di cui essere orgogliosi per questo nostro primato. Lo sapevi che a livello europeo le automobili risultano responsabili di circa il 25% delle emissioni di CO2? Probabilmente non è un caso che l’Italia sia il primo paese europeo per morti premature da biossido d’azoto e il secondo per morti da particolato fine. 

     

     

    Ecco perché non possiamo più permetterci di sottovalutare questo tema! In effetti non mancano le iniziative volte a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di cambiare le proprie abitudini di mobilità in favore di mezzi di trasporto a basso impatto. L’ostacolo più grande, però, continua ad essere la mentalità dominante. Tuttora, infatti, la maggior parte degli italiani fatica a superare il paradigma che vede nella propria automobile il miglior modo per spostarsi! Chiedergli di rinunciare alla propria amata “compagna di viaggio” sembra impensabile. Eppure basterebbe riflettere sui numeri per rendersi conto di quanto queste abitudini siano sconvenienti! 

    Giusto per citare i più eloquenti, lo sapevi che in media le auto restano ferme per il 95% del tempo? Ti sembra assurdo? E invece è tutto vero.

    Un altro dato emblematico riguarda la lunghezza degli spostamenti, che nel 75% dei casi sono inferiori a 10 km. 

    E la domanda qui sorge spontanea: ha senso impelagarsi in rate, assicurazione, collaudi, revisioni, ecc… se mediamente ci si sposta quasi sempre per meno di 10 km e si utilizza il proprio mezzo per il 5% del tempo?

    Per fortuna, a riaccendere la speranza in un futuro più green ci pensano le nuove generazioni, che si pongono in netto contrasto con quanto affermato finora. Secondo i Millennials e i nativi digitali avere un’automobile non è affatto prioritario! La maggior parte di loro, infatti, considera l’accesso ai servizi di mobilità più importante del possesso di veicoli privati! Sicuramente un ruolo fondamentale in questo senso l’hanno giocato la rivoluzione digitale con la sharing economy e l’economia delle piattaforme. Gli esempi di mobilità condivisa ormai sono moltissimi e si possono trovare in quasi tutte le città italiane. Pensa al car pooling, ai monopattini, alle bici e agli scooter elettrici! Li hai mai provati? Ti assicuro che sono un’ottima alternativa al trasporto privato e a conti fatti, se li alterni o li integri con una bella passeggiata o una bella pedalata, possono farti risparmiare tantissimi soldi, migliorando per giunta il tuo stato di salute!

     

     

    Ecco perché penso che la storia d’amore tra l’italiano e l’automobile sia destinata ad entrare in crisi. E come in ogni “crisi di coppia” che si rispetti le possibilità per venirne a capo sono 2: interrompere la relazione o trovare un compromesso per portarla ad un nuovo livello!

    Onestamente dubito che la prima ipotesi faccia al caso nostro, perlomeno non nel breve termine.

    La seconda ipotesi, invece, implica che almeno uno dei due partner (l’italiano o l’automobile) dimostri di voler cambiare. E in effetti in questo caso lo stanno facendo entrambi. In che senso? L’italiano inizia ad essere sempre più attento alla sostenibilità (anche grazie alle nuove generazioni) e l’automobile si sta evolvendo verso modelli a basso impatto ambientale (pensa alle auto elettriche). 

    Per tornare al titolo dell’articolo, dunque, possiamo rispondere positivamente alla domanda: la nostra quasi secolare storia d’amore sembra volgere al tramonto! Sei d’accordo? 

    Quello che ancora non è dato sapersi, è come sarà la nuova alba… di certo, ne vedremo delle belle.

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